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Flipboard

Un giornale personalizzato, aggiornato automaticamente, basato su dinamiche sociali. Un sistema innovativo per distillare segnali dal rumore o un’aggregazione predatoria e poco sostenibile?

Nelle reti sociali si sta discutendo molto di Flipboard, un’applicazione gratuita per iPad che permette di creare un social magazine dinamico su misura del lettore. Lanciata il 20 luglio, ha suscitato subito grande interesse, a partire dalla segnalazione di Robert Scoble sul suo blog Scobleizer. Tant’è che, di lì a poco, il numero di richieste degli utenti ha reso inaccessibile l’applicazione per alcune ore. La pagina principale di Flipboard assembla in tempo reale le notizie di diversi siti e i contenuti condivisi dai propri amici su Facebook e Twitter, aggiornandoli periodicamente.

Al momento, Flipboard consente l’accesso solo a questi due social network, ma, stando alle dichiarazioni del fondatore Mike McCue, presto integrerà anche Flickr, Foursquare, Yelp e LinkedIn.Appena installata, l’applicazione ha una selezione di contenuti di base: «non è possibile leggere tutte le informazioni che ci arrivano, per questo facciamo delle selezioni», sostiene il fondatore di Flipboard. Il team ha infatti acquisito Ellerdale, una società che si occupa della scelta e dell’organizzazione real time delle notizie più rilevanti per i lettori.

Il tutto viene poi impaginato all’interno di una rivista che ricorda un periodico patinato, da poter sfogliare con un dito, e che, rispetto a un comune magazine, consente di espandere il testo, visualizzare le gallerie fotografiche e riprodurre i video. In più, il design è semplice, essenziale ed esteticamente più piacevole e ordinato delle home di Facebook e di Twitter. Insomma, con Flipboard si comincia ad immaginare un nuovo modo di accedere al web sociale: è una sorta di aggregatore di news simile a Pulse, ma in chiave più personale e social.

Tre elementi di rottura.

Bruno Walther ha sviluppato una brillante analisi di come Flipboard stia creando un nuovo modello di consumo dei contenuti nella rete. L’autore individua tre elementi di rottura, che rappresentano una rivoluzione, un cambio di regole del gioco nell’accesso all’informazione.

Il primo elemento riguarda la distribuzione dei contenuti: se un nostro contatto ha condiviso un articolo da un qualsiasi sito, Flipboard lo recupera e lo impagina insieme alle immagini e agli eventuali contenuti multimediali. In questo modo, la distribuzione pubblicitaria dei contenuti avverrà su Flipboard e non più sul sito dell’editore.

La seconda “rottura” è la capacità di Flipboard di coniugare l’empatia e la ricchezza di esperienza dell’iPad con la potenza dei social network, creando in questo modo un universo creativo orientato agli interessi del lettore/utente.

Infine il terzo elemento: gli analytics. Realizzare delle analisi del comportamento degli utenti diventa complesso poiché l’accesso ai contenuti avviene integralmente o quasi all’interno dell’interfaccia di Flipboard e non di quella costruita da chi produce l’informazione: la tracciabilità dei dati web è compromessa, a meno che l’utente non decida di cliccare su un approfondimento o di proseguire la lettura sul sito. È facile immaginare che questa nuova applicazione abbia sollevato non poche polemiche in rete, in particolare in merito al primo punto analizzato da Walther: l’appropriazione dei contenuti e il conseguente problema del copyright.

Di fatto, secondo la logica di Flipboard, i lettori potrebbero avere accesso al lavoro altrui bypassando il sito web originale e la pubblicità, a danno degli editori.  E, a questo proposito, molti si chiedono se sia legale. McCub ha dichiarato di rispettare le scelte dei giornali, come nel caso del New York Times: l’applicazione mostra solo il contenuto parziale della notizia e per poter leggere integralmente l’articolo è necessario visitare il sito su cui è stato pubblicato.

Perché non un link?

Dave Winer, pionere dei blog e dell’Rss, non sembra molto entusiasta: «Per ora non ho intenzione di usarla, e non credo che molte persone la useranno, dopo lancio iniziale l’attenzione è calata», afferma. E poi aggiunge: «Non capisco perché dovrei usare Flipboard per leggere gli articoli se posso più semplicemente leggerli cliccando su un link».

Secondo Winer, se l’applicazione in  futuro dovesse muoversi verso un’altra direzione più interessante, permettendo di immettere i contenuti via Rss senza passare attraverso Twitter o Facebook, allora potrebbe esserci una motivazione in più per usarla. E conclude: «l’altra speranza è che Flipboard offra agli editori un modo per costruire una migliore organizzazione dei contenuti per rendere i loro prodotti più utili ai lettori».

Ma perché, invece, Flipboard sembra essere così speciale, si chiede Alex Wilhelm in The Next Web. La risposta, in pochissime parole: «Trasforma il rumore in un segnale». È più di un semplice aggregatore: è un valorizzatore di contenuti. «Flipboard prende i tweet e trasforma quel feed in un contenuto leggibile e coerente. Dai tweet al prodotto, dagli status di Facebook a informazioni ben organizzate, Flipboard prende un testo e ti restituisce un libro». Il miglior modo per farsene un’idea, di fatto, è provarla. Nel prossimo futuro vedremo se avrà un impatto o meno sul modo in cui ci informiamo.

 
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