Come avevo anticipato tempo fa, in questo mese il team di Mountain View ha implementato una nuova funzionalità all’interno di Google Analytics per integrare al meglio i dati provenienti da Google Search Console.
Utilizzare i dati di Search Console in Google Analytics
Visto e considerato che i dati provenienti dall’ex pannello per i webmaster sono completamente relativi agli accessi dal motore di ricerca Google le informazioni che possiamo recuperare sono quelle più interessanti per i SEO che voglio posizionare al meglio le pagine di un sito web e per questo vanno analizzati attentamente e approfonditamente.
Grazie all’integrazione di Search Console in GA ora è possibile ottenere immediatamente i dati, per un determinato intervallo di tempo e nel caso confrontarli con un altro periodo di tempo. A patto naturalmente di sottostare alle limitazioni imposte dai dati forniti da Search Console.
Scopriamo come utilizzare la nuova integrazione tra Google #Analytics e Search Console #GSC Condividi il Tweet
Integrazione tra Search Console e Google Analytics
Prima di comprendere quali funzionalità possiamo utilizzare ai fini del posizionamento seo di un sito web è necessario comprendere come collegare i due strumenti, dove recuperare i dati e a quali limitazioni dovremo sottostare.
Come associare gli strumenti
Per collegare i due strumenti è necessario come prima cosa configurarli.
Google Analytics richiede che si aggiunga nell’header delle pagine da monitorare un codice fornito dallo strumento di analisi.
Search Console ha diversi modi per verificare una propietà:
- upload di un file generato dal pannello e verifica della presenza;
- aggiunta di un metatag (per i siti in WordPress in cui è installato Yoast SEO è possibile utilizzare il plugin);
- aggiunta di un record TXT o CNAME al dominio;
- mediante il codice di monitoraggio di Google Analytics;
Dopo aver implementato entrambi gli strumenti è necessario che siano collegati tra loro (se hai utilizzato il codice di Analytics per verificare Search Console non dovrebbe essere necessario).
La procedura di associazione dei due strumenti è assai semplice e per farlo è possibile seguire una delle guide del supporto di Google, ma in realtà è sufficiente il link per associare le proprietà e seguire i consigli mostrati a video. In sostanza è necessario selezionare una proprietà verificata su Search Console e collegare poi l’account su Google Analytcs.
Come leggere i nuovi dati all’interno di Google Analytics
Per leggere i dati relativi a Search Console, all’interno di Analytics è sufficiente aprile il tool di analisi degli accessi, selezionare il sito da monitorare e sul pannello di amministrazione laterale selezionare la voce di menù Acquisizione >> Search Console.
All’interno di questa voce di menù possiamo poi selezionare se visualizzare:
- pagine di destinazione;
- paesi;
- dispositivi;
- query (le parole chiave);
Quali limitazioni vi sono
- gli ultimi due giorni non sono contemplati nel report;
- il periodo di riferimento che possiamo analizzare è lo stesso di Search Console. Se su Search Console possiamo analizzare al massimo gli ultimi 90 giorni, su Analytics possiamo ottenere i dati relativi allo stesso periodo.
- Possiamo monitorare fino ad un massimo di 1000 parole chiave;
Quali dati possiamo analizzare per ottimizzare la SEO
Grazie alla nuova integrazione di Search Console Google Analytics diventa un tool per l’analisi degli accessi ad un sito web con una netta marcia in più rispetto ad altri strumenti, come ad esempio PiWik. Proviamo a vedere assieme come questo strumento ci possa aiutare ad analizzare la provenienza dei visitatori (e il comportamento) da ricerca organica su search engine.
I dati si possono esportare da Analytics a blocchi di 5000 e automatizzando la procedura possiamo farceli inviare via email, in modo da archiviarli. Possiamo così superare il limite dei tre mesi di informazioni fornite da Search Console grazie ad una analisi dei dati immagazzinati offline.
Recuperare le parole chiave relative ad una determinata pagina
Da quando Google, al finire del 2013 a seguito di introduzione del protocollo SSL, ha incominciato a oscurare le parole chiave con cui l’utenza proveniente dal motore di ricerca il lavoro per i SEO si è fatto più duro, cercando interpretare se le pagine dei siti analizzati erano effettivamente posizionate per le parole chiave relative.
Google Search Console agevolava un minimo questo lavoro, mostrando una parte di queste parole chiave, ma il problema era relazionarlo con le pagine di atterraggio.
Con la nuova integrazione di GSC ora è possibile analizzare al volo le parole chiave per cui l’utenza è atterrata su una determinata pagina nel periodo selezionato.
Per farlo è sufficiente dirigersi su Aquisizione >> Search Console >> Pagine di destinazione, selezionare la pagina di cui vogliamo comprendere le query per cui viene ritrovata sul motore di ricerca Google e cliccarci sopra.
Si aprirà così un pannello che ci mostrerà una lista di parole chiave per cui la nostra pagina è stata visualizzata sulla SERP di Google. Attenzione però, visualizzata non vuol dire che ha portato traffico!
Per ognuna di queste parole chiave potremo poi comprendere al volo, ordinando la colonna che ci interessa:
- le impressioni: ossia il numero di volte che l’URL che stiamo analizzando è comparso sul motore di ricerca per quella parola chiave;
- i click che ha generato: il potenziale traffico verso il sito; dico potenziale perchè poi se la pagina si carica in tempi biblici sono problemi e avremo in realtà un drop del traffico;
- il CTR: i click/impressioni*100, ovvero quanto piace il nostro risultato sulla SERP di Google;
- la posizione media del nostro URL: in relazione alla parola chiave esaminata, sui risultati di Google.
Parole chiave not set
Se nei diversi report degli strumenti di Google trovate la stringa (not set) per determinate pagine la colpa non è dell’oscuramento delle query, ma del fatto che per diversi motivi tecnici il traffico non proviene da una parola chiave specifica e per questo non è possibile tracciarla.
Parole chiave not provided
Quando troviamo la stringa (not provided) la colpa è di Google, che ha anonimizzato le parole chiave per due motivi:
- per “difendere” la privacy degli utenti loggati ad un servizio Google in quanto si tratta di parole chiave “sensibili”;
- perchè sono parole chiave long tail (coda lunga);
Comprendere le query che portano conversione
Grazie a questo report possiamo capire quale gruppo di query, legate all’URL, genera conversione sul nostro sito web. Purtroppo i dati relativi alle singole parole chiave sono aggregati in relazione alla pagina, ma sicuramente possiamo esaminare meglio quale query ha portato visita, conseguente conversione e nel caso implementare nuovi contenuti per migliorare il posizionamento delle nostre pagine in relazione alle keyword che hanno generato contatto.
Analizzare la frequenza di rimbalzo al fine dell’ottimizzazione SEO
Relazionando fra loro URL, clic, CTR, media di posizionamento, impressioni, frequenza di rimbalzo e conversioni possiamo comprendere se una pagina è ottimizzata o meno. Nel caso, ad esempio, di una pagina che dovrebbe finalizzare a conversione, con alti click e CTR, ottimamente posizionata, ma con un bounce rate altissimo, è opportuno effettuare attività SEO on-page e provare ad ottimizzare qualche aspetto, in modo da abbassare la frequenza di rimbalzo e conseguente tasso di conversione migliorandone le performance.
Ottimizzare le pagine di destinazione
Questa nuova integrazione, come abbiamo visto, ci permette di comprendere meglio, rispetto al passato, quali sono le pagine del nostro sito che generano un alto traffico e, nel caso ottimizzarle al fine delle nostre necessità:
- la conversione (lead o vendita di prodotti/servizi);
- ulteriore navigazione tra le altre pagine del sito (se ad esempio siamo un sito di notizie e vogliamo migliorare i guadagni dall’advertising presente sulle nostre pagine)
Migliorare i titoli e le descrizioni delle pagine
Dopo aver compreso quali sono le pagine che portano più conversioni, ma meno click, pur se posizionate ottimamente sul motore di ricerca, possiamo provare a migliorare i titoli e le descrizione della pagina, al fine di aumentare il CTR sulla SERP di Google.
Esaminare le prestazioni delle pagine in relazione ai dispositivi usati
Una ottima integrazione che permette questa nuova funzionalità e di segmentare le pagine di atterraggio in funzione dei diversi device, per comprendere se sono scarsamente ottimizzate per i dispositivi mobile quali tablet e smartphone e nel caso procedere ad attività di restyling o di semplice modifica di alcuni elementi della pagina, come immagini e link.